Autodidatta, come Harold Pinter e Tom Stoppard, regista dei suoi testi, riscontra nella scuola la prima forma di violenza sociale a cui è indispensabile ribellarsi. Nei primi anni '60, proprio all'inizio della sua carriera, entra a far parte del Writer's Group, riunito presso il Royal Court Theatre sotto la direzione del regista William Gaskill, che propone un'esperienza teatrale concreta iniziando i giovani alle tecniche brechtiane e all'improvvisazione. Bond debutta con Il matrimonio del Papa (The Pope's Wedding, 1962) e si afferma con Salvo (Saved, 1965), impressionando il pubblico con un ritratto impietoso della vita squallida e violenta di un gruppo di operai londinesi che arriva a compiere l'atto mostruoso della lapidazione di un bambino nella sua culla. Assimilata la lezione brechtiana, Bond predilige la divisione del testo in scene e non in atti, si orienta verso un'estrema essenzialità scenografica, e ricorre in modo sistematico alle note introduttive al testo, che costruisce come analisi e non come drammatizzazione della vicenda. Sviluppando una poetica teatrale non naturalistica, Bond parte dal teatro epico per spingersi oltre, usando la storia come ambientazione privilegiata da cui osservare con un certo distacco gli eventi e le problematiche contemporanee.
La necessità di rinnovamento e sperimentazione lo spinge all'impiego di stili diversi: dal realismo scarnificato dei primi lavori alla fantasia surreale, dai toni farseschi, alla parabola brechtiana, alla rivisitazione shakespeariana, al mitico della tragedia greca.
Negli anni '70 si inaspriscono le sue relazioni con il Royal Court Theatre di Londra. Le istituzioni lo accusano di autoritarismo e si scontra anche con la censura britannica. La lotta si conclude con la vittoria della libertà di espressione, con l'abolizione della legge sulla censura teatrale. Dagli anni '80 Bond esplora un teatro che chiama "epica dell'analisi". Nascono molti altri capolavori, incentrati soprattutto sul tema politico. Con In the Company of Men (1987-88) apre una nuova fase, quella del "teatro razionale", indagando le connessioni tra capitalismo, potere, multinazionali e industria bellica.
Oggi nella sua Inghilterra, dopo anni di assenza, torna a essere rappresentato regolarmente.
La sua produzione conta circa 50 testi per la scena, articoli, riflessioni, saggi d'attualità. Ha firmato anche sceneggiature per il cinema, come quella di Blow-up (1966), regia di Michelangelo Antonioni, e quella di Nicholas and Alexandra (1971), regia di Franklin J. Schaffer.